Recentemente sono stata intervistata da Mediaset, per il programma “È sempre carta bianca” al seguente Link sul tema della fuga dei medici italiani all’estero. È stato un momento importante per raccontare non solo numeri e statistiche, ma anche storie, motivazioni e sfide di chi ogni giorno sceglie di lasciare l’Italia per costruire una carriera professionale altrove.
In particolare, abbiamo parlato di Dubai, una delle mete più ambite per i medici italiani, grazie a opportunità lavorative, condizioni economiche e riconoscimento professionale difficili da trovare in patria.
Negli ultimi anni, quello che molti definiscono “fenomeno” ha assunto proporzioni molto più significative: possiamo parlare, senza esagerare, di vero e proprio esodo. Medici italiani, spesso altamente specializzati e motivati, decidono di trasferirsi in paesi dove il loro lavoro è valorizzato, le strutture sono moderne, e la carriera può crescere secondo merito e capacità.
Il Covid: punto di svolta dell’esodo
Il momento chiave per l’esodo dei medici italiani verso Dubai è stato senza dubbio la pandemia di Covid-19. Durante quei mesi critici, le richieste di professionisti interessati a lavorare negli Emirati sono aumentate in modo esponenziale. Molti hanno visto in Dubai non solo un’opportunità di lavoro dignitoso, ma anche la possibilità di sviluppare la propria carriera in un contesto moderno, strutturato e stabile dal punto di vista economico.
Tuttavia, contrariamente a quanto si pensa spesso in Italia, non tutti i medici vengono accolti automaticamente. Gli Emirati Arabi Uniti puntano ad attrarre solo le eccellenze mediche, mantenendo Dubai come polo globale di riferimento per la sanità.
La selezione è rigorosa: per ottenere un posto serve dimostrare competenze concrete, esperienza consolidata e forte motivazione. Non basta quindi il semplice desiderio di partire: occorrono preparazione, organizzazione e supporto specialistico per affrontare con successo ogni fase del percorso, dalla documentazione necessaria alla ricerca di opportunità lavorative concrete.
Questo approccio selettivo, se da un lato limita l’accesso, dall’altro garantisce che i medici che arrivano trovino un ambiente professionale stimolante, meritocratico e pronto a valorizzare le loro competenze.
Perché i medici lasciano l’Italia
Le ragioni che spingono i medici italiani a cercare opportunità all’estero sono molteplici e ricorrenti. Parlando quotidianamente con centinaia di professionisti, emerge uno schema chiaro e preoccupante.
Strutture e strumenti inadeguati: molti ospedali e cliniche in Italia faticano a garantire attrezzature moderne e spazi sufficienti per lavorare efficacemente. Questo limita non solo la qualità delle cure, ma anche la possibilità per i medici di esercitare al meglio le proprie competenze.
Turni irregolari e pesanti: orari imprevedibili e carichi di lavoro eccessivi incidono profondamente sulla vita privata e sulla salute stessa dei professionisti. Non è raro che medici altamente qualificati si trovino a dover sacrificare tempo con la famiglia o momenti fondamentali di riposo, generando stress e insoddisfazione.
Prospettive di crescita limitate: in molti casi, la carriera non premia il merito e le competenze acquisite. Le opportunità di avanzamento sono spesso ridotte o poco trasparenti, lasciando i professionisti con poche motivazioni a lungo termine.
A questi problemi si aggiunge un fenomeno ancora più allarmante: episodi di aggressioni e una generale mancanza di rispetto verso i medici, soprattutto nei pronto soccorso. Una professione che dovrebbe essere considerata una missione viene, troppo spesso, trattata con superficialità e disinteresse.
A Dubai, invece, la situazione è completamente diversa. Qui, il rispetto per il medico è tangibile: ogni professionista sanitario è ammirato e la dedizione viene riconosciuta e valorizzata. L’ambiente di lavoro stimola la crescita professionale, incoraggia l’eccellenza e restituisce dignità alla professione, rendendo il lavoro quotidiano non solo più gratificante, ma anche motivante e stimolante sotto ogni punto di vista.
Dubai non è solo lusso: è lavoro serio
L’immagine di Dubai come città dorata e scintillante spesso inganna. La realtà è diversa: lavorare negli Emirati richiede impegno, disciplina e competenza. I ritmi sono serrati, la concorrenza è elevata e gli standard di qualità molto alti. Chi arriva con un visto lavorativo deve dimostrare capacità e dedizione, perché nessuno regala nulla.
Eppure, proprio questa serietà è ciò che rende Dubai attrattiva per i medici italiani. La sanità locale è prevalentemente privata e rappresenta uno dei settori più floridi, grazie a investimenti consistenti provenienti da tutto il mondo. Ospedali e cliniche di fama internazionale, provenienti da Stati Uniti, Germania, Canada, Regno Unito e Svizzera, hanno creato strutture moderne e altamente specializzate. Ogni anno, circa 500.000 pazienti scelgono Dubai per ricevere cure mediche di eccellenza, attirando professionisti da ogni parte del mondo.
Contrariamente a un mito diffuso, il petrolio contribuisce solo per il 6% del PIL. L’economia si basa su turismo, immobiliare, istruzione e sanità, settori che offrono concrete possibilità di crescita per chi ha competenze specifiche.
Opportunità economiche e professionali
Dal punto di vista economico, Dubai rappresenta una scelta estremamente conveniente per i medici italiani. Gli stipendi di partenza sono generalmente almeno il doppio rispetto all’Italia e, per ruoli simili, possono arrivare fino a tre o quattro volte superiori. A questi vantaggi si aggiungono una serie di benefici concreti per chi si trasferisce con la famiglia, come agevolazioni su affitti e rette scolastiche. Un elemento che rende il tutto ancora più significativo è che, negli Emirati, gli stipendi sono esenti da tasse, aumentando così il potere d’acquisto reale rispetto al contesto italiano.
Ma trasferirsi a Dubai non è una decisione improvvisata. Il percorso richiede un supporto specialistico professionale, capace di guidare il medico dall’inizio alla fine del processo. Questo include l’ottenimento della licenza medica necessaria per esercitare, la ricerca mirata di opportunità di lavoro presso cliniche e ospedali selezionati, la presentazione diretta ai responsabili delle strutture e la negoziazione contrattuale, così da garantire condizioni ottimali sia sul piano economico che professionale.
Ogni mese circa 60 medici avviano il percorso di trasferimento, e quasi la metà di questi proviene dall’Italia. Non tutti completano l’intero iter: chi riesce ad arrivare alla fine entra però in un sistema altamente meritocratico, innovativo e internazionale, dove le competenze vengono riconosciute e valorizzate, e dove è possibile costruire una carriera solida e gratificante a livello globale.
Innovazione e futuro: perché Dubai attrae i migliori
Dubai è una città che investirà continuamente in tecnologia e innovazione, e il settore sanitario non fa eccezione. Molti ospedali utilizzano l’intelligenza artificiale per gestire operazioni complesse, ottimizzare diagnosi e trattamenti, e garantire la massima sicurezza ai pazienti. Questo approccio all’avanguardia non solo migliora la qualità delle cure, ma rende il lavoro quotidiano dei medici estremamente stimolante, offrendo opportunità concrete di crescita professionale e sviluppo di competenze internazionali.
In Italia, purtroppo, la situazione è spesso diversa. La gestione del tempo, la pianificazione dei turni, l’equilibrio tra vita privata e lavoro, così come le prospettive di carriera e la retribuzione, difficilmente soddisfano le aspettative dei professionisti altamente qualificati. Dubai, al contrario, offre condizioni favorevoli sotto tutti questi aspetti: orari strutturati, percorsi chiari di crescita, retribuzioni competitive e un riconoscimento reale del valore della professione. Per chi desidera costruire una carriera di eccellenza, quindi, la città emiratina rappresenta una scelta non solo ambiziosa, ma ragionata e sostenibile nel lungo periodo.
Tornare in Italia?
Molti medici italiani mantengono un legame forte con il loro Paese. Dopo anni di carriera a Dubai, alcuni scelgono di tornare in Italia, ma non più come professionisti attivi nel sistema sanitario locale. Tornano come turisti, per godersi la famiglia, la cultura e le bellezze del Paese, consapevoli di aver costruito altrove una carriera di successo. L’esperienza internazionale permette loro di arricchire il proprio percorso professionale con competenze avanzate, gestione di tecnologie all’avanguardia e collaborazione in contesti multiculturali, elementi che difficilmente avrebbero potuto acquisire restando in Italia.
Per infermieri e altri operatori sanitari, invece, la situazione è più complessa. Dubai si affida in gran parte a manodopera proveniente da paesi come Pakistan, India e Filippine, che rappresentano una forza lavoro numerosa e qualificata. Questo non significa che non ci siano opportunità per gli italiani, ma è importante considerare alcuni aspetti: il tipo di contratto e la stabilità lavorativa, i livelli salariali e i benefit, le possibilità di crescita professionale e la necessità di adattarsi a team multiculturali e a protocolli locali.
Chi decide di affrontare questa esperienza deve informarsi, conoscere le opportunità e le sfide del mercato locale e, quando possibile, rivolgersi a professionisti che possano guidarlo nella scelta migliore. Così, anche per infermieri e operatori sanitari, Dubai può diventare un’occasione preziosa di crescita, non solo economica, ma anche professionale e personale.
Conclusione
Dubai non è una meta facile: richiede impegno, dedizione e competenza. Ma per i medici italiani che vogliono lavorare in un contesto meritocratico, innovativo e altamente rispettoso della professione, rappresenta una delle migliori opportunità del mondo. È un luogo dove il talento viene riconosciuto, la carriera può crescere e il lavoro quotidiano viene valorizzato.




